Nere, gialle, bianche e rosse.
Un arcobaleno di carote ...
Ciascun colore denota la presenza di un
particolare elemento nutrizionale, alleato nella prevenzione di diversi
disturbi
In origine la carota era nera (scura, violacea).
Stupirà forse apprendere che il viola è in realtà il colore
originario delle carote diffuse in Europa a partire dal 1100 e che la
carota arancione è stata sviluppata nei Paesi Bassi solo nel 17° secolo.
Proveniva dall'Afghanistan.
Poi gli
olandesi, i più grandi produttori, nel 1500,
in onore del re Guglielmo d'Orange, la fecero diventare arancione
con una serie di incroci, con altre carote giunte dal nuovo mondo.
La famiglia botanica delle Apiaceae (una volta denominata Umbelliferae)
comprende più di 3000 specie diverse.
Un buon numero di queste ha
trovato un uso in cucina come verdure o spezie: coriandolo, cumino,
finocchio, sedano, prezzemolo.
La più coltivata però è la carota.
Sia la carota selvatica che quella coltivata appartengono alla specie Daucus carota.
A causa della grande variabilità all’interno della specie vengono
classificate diverse sottospecie, basandosi sul tipo di infiorescenza,
sul frutto o su altre caratteristiche.
La carota selvatica (asiatica)
è ampiamente diffusa dalla costa atlantica fino alla Cina, ha una
radice bianca, sottile, dura e amara, non troppo appetibile e
decisamente poco commestibile.
Uno dei problemi del tracciare una storia della carota nell’antichità è
la confusione che esisteva in passato tra questa specie e una diversa ma
somigliante.
La Pastinaca sativa, chiamata a volte carota bianca o semplicemente carota dagli antichi Romani.
Plinio il vecchio (23-79 BC) descrive quattro tipi di carote selvatiche.
Galeno, nel secondo secolo, distingue correttamente le carote dalle
pastinache, e menziona esplicitamente coltivazioni di carote a scopo
medicinale.
Le carote moderne vennero domesticate e coltivate per la prima volta in
Afghanistan circa 5000 anni fa.
Mentre le carote selvatiche sono bianche
o al più giallo pallido, le prime carote coltivate in quella regione
erano viola e gialle.
Verso la fine del medioevo le carote gialle e viola furono introdotte
nel bacino del mediterraneo dagli arabi.
Arrivarono in Spagna nel 12°
secolo, in Italia nel 13°, in Francia, Germania e Paesi Bassi nel 14° e
in Gran Bretagna nel 15° secolo.
Oggi la versione nera torna sulla scena con la collega arancione.
E
via anche a una serie di altri colori: anche, gialle, rosse e
bianche per aiutare a curare o prevenire malattie diverse.
Nulla a che vedere con gli Ogm, ma una realtà in
molte coltivazioni tradizionali all'estero e anche in Italia.
Oggi nei paesi occidentali quasi nessuno mangia carote che non siano
arancioni.
In passato qualcuno ha già provato a reintrodurre le carote
“originarie”, ma con scarso successo.
Le carote diverse dall’ormai familiare arancione vengono viste da molte persone con sospetto, “innaturali”.
Invece le carote non arancioni sono le più naturali perchè sopravvissute alle innovazioni degli incroci eseguite dagli olandesi.
La carota nera, o purple carrot,
è ricca di antociani, quelli che si trovano nei
mirtilli o nel vino rosso: antiossidante, contro i radicali
liberi, i danni provocati dalle radiazioni ultraviolette,
la fragilità capillare, per chi ha problemi di circolazione e di
origine infiammatoria.
Quella gialla, con un alto contenuto di luteina,
invece, per chi ha problemi agli occhi.
Questa sostanza, infatti,
aumenta la densità del pigmento maculare della retina e riduce i
rischi di degenerazione.
E infine, carote arancioni, con il loro famoso betacarotene, ma
non tutte le carote arancioni ne contengono la stessa quantità.